Tornare a New York, ancora, perché?!

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Tornare a New York, ancora.

E mi ritrovo qui per l’ennesima volta col naso all’insù, ipnotizzata come sempre dalla vista della punta del Chrysler Building che riflette alla luce del sole regalandomi strani e variopinti giochi di luce.

La punta del Chrysler Building

 

No, questa città proprio non riesce a smettere di sorpendermi, di incuriosirmi, di coinvolgermi.

La amo incondizionatamente, esattamente così com’é… caotica, folle, sporca, variopinta, incessantemente in movimento, viva, vera.

Amo girarla senza una meta apparente, qui non è necessario averne una, guardarmi attorno, vedere la vita che scorre nei volti delle persone che la attraversano più o meno velocemente per  arrivare chi sa dove o da chi.

New York é lo specchio del mondo, un microcosmo, neanche tanto piccolo poi, di contrasti, di etnie, suoni, sapori, abitudini, religioni che incredibilmente coesistono senza darsi alcun fastidio.

Qui puoi trovare di tutto, essere di tutto, vivere di tutto.

La amo perché regala emozioni, a tutti.

A chi ci vive, a chi come me ci ritorna perché non riesce a farne a meno, a chi arriva per la prima volta e ne resta inevitabilmente abbagliato, a chi dice di odiarla ma non può starne lontano, a chi vorrebbe andarci ed intanto sogna.

 

Sprazzi d'autunno tra Soho e Tribeca...

 

Oltre ai monumenti, ai musei, alle attrazioni, ai luoghi storici c’è di più, qualcosa di più che non riesci a spiegare ma che ti spinge a cercare ancora e a tornare a New York!

Magari le stradine di Tribeca ricoperte di foglie gialle in autunno, la musica degli artisti squattrinati nei sottopassaggi della metro, i sorrisi gratuiti ai chioschi degli Hot Dogs, una panchina in Central Park, un piccolo e polveroso negozio di antichità a Brooklyn, un incontro insolito che ti cambia la giornata, un tramonto che ti sorprende.

 

New York vista dal Ponte di Brooklyn...

 

“C’è una bellezza della luce e dell’aria, la grande dimensione dello spazio.
Ma il vero fascino di New York è inequivocabilmente in quella nota di impeto
della vita locale, ed è il fascino di un potere impavido.

E’il potere della più stravagante delle città,
che alle prime luci del mattino si rallegra della sua forza, della sua ricchezza,
della sua insuperabile condizione, e che si trasmette ad ogni oggetto,
al movimento e all’espressione di ogni cosa che fluttua, incalza e pulsa,
al vibrare dei traghetti e dei rimorchiatori, al tonfo delle onde, al giocare dei venti,
al bagliore delle luci, al sibilare dei fischi e delle grida generate dalla brezza.”

(Henry James)

 

 

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