La “mia” Romagna, storia e aneddoti del borgo di San Giovanni

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La “mia” Romagna, storia e aneddoti del borgo di San Giovanni

San Giovanni in Marignano é un piccolo borgo malatestiano a circa 3 km dalla Romagna vicino alla costa.

Una sorta di porta verso un’entroterra ricco e variegato dove storia, cultura, arte e pittoreschi paesaggi si sposano con una superba tradizione culinaria.

L'antico borgo di San Giovanni in Marignano...

E’ uno di quei luoghi da cartolina che ti rimangono impressi nella mente, l’antico borgo, le mura, la torre, il vecchio ponte di pietra sul fiume, le stradine acciottolate, le belle chiese ed i campanili che si confrontano in una geometria tutta loro… circondato da una campagna verde e lussureggiante e piccole colline dalle quali, nelle belle giornate di sole, si gode una splendida vista su buona parte della costa della Romagna.

Il borgo

Grazie ai volontari della Proloco di San Giovanni, fortemente motivati dal desiderio di ricostruire la memoria storica dell’intero sito e di offrire ai visitatori l’opportunità di scoprire la sua affascinante storia, é possibile nei weekend prendere parte a speciali visite guidate che, oltre a raccontare l’evoluzione del borgo nel corso dei secoli, rivelano aneddoti singolari e spiegano le origini di nomi e tradizioni entrati ormai di diritto nel linguaggio comune della bassa Romagna.

Si comincia dall’antica Chiesa di Santa Lucia, a ridosso del borgo, sorta nel 1750 sull’antico luogo di culto della Beata Vergine delle Grazie, una sorta di lebbrosario in cui venivano condotti i moribondi nella speranza di un miracolo della Vergine poi in seguito all’editto napoleonico del 1803 secondo il quale le fiere di campagna dovevano essere spostate nelle piazze dei borghi, divenne sede del culto di Santa Lucia, durante l’omonima fiera di dicembre.

Santa Lucia

L'aòtare con la Vergine delle Grazie

L'organo di Santa Lucia

Si prosegue verso il vecchio borgo, in origine sede del castello malatestiano, del 1250 circa, modificato più volte nel corso dei secoli.

La struttura difensiva del castello

I documenti storici dimostrano che lo stesso Filippo Brunelleschi si occupò della sua fortificazione come struttura difensiva nel 1438 per volere dei potenti Malatesta e che nel 1503 i veneziani lo rinforzarono con la costruzione dei bastioni per il tiro, le cosiddette “bocchedei cannoni e degli archibugi.

parte delle mura fortificate

I "buchi" per gli archibugi

Un castello che nel tempo grazie alla sua particolare conformazione ha resistito a ben 22 assedi cedendo solo in due occasioni.

Una posizione invidiabile la sua e per questo molto ambita…

Un’imponente struttura difensiva, la fertile vallata verso il mare ed un sistema di tecniche agricole innovativo per l’epoca, basti pensare alle famose fosse granarie, tutt’oggi ancora visibili nelle vie del centro, da qui il soprannome di Granaio dei Malatesta. Insomma tutti elementi degni di una di quelle che la storia definisce le 5 capitali del “sistema malatestiano” ovvero Fano, Rimini, Cervia, Cesena e San Giovanni in Marignano.

L'esterno di una fossa granaria

La sezione di una fossa granaria

Camminando lungo il perimetro esterno, una volta zona presidiata dai militari, partendo dall’antico ingresso del borgo si passa davanti a Palazzo Corbucci, dimora signorile la cui costruzione ha inglobato parte della fortificazione esterna e si incontrano le piccole case che successivamente alla trasformazione del castello in borgo, hanno popolato il centro storico, fino ad arrivare al vecchio Teatro Massari, nato come chiesa, poi magazzino, legnaia, “spellatoio per i maiali” e finalmente trasformato in teatro nel 1850.

la via principale del borgo

Palazzo Corbucci

Davvero singolare il modo in cui si finanziò la ristrutturazione.

Vennero venduti i palchi ai privati, tanto da essere soprannominato il teatro dei condomini. Gli sfortunati spettatori della platea, unici paganti, dovevano non solo assistere agli spettacoli in piedi ma subire le angherie e gli scherzi dei “condomini” che annoiati si accanivano sulla platea sottostante.

per le vie del borgo

Vicolo Forni

Qualche curiosità.

La definizione di Romagna deriva dal fatto che questa particolare zona identificata come “terra di Roma“, Romania quindi, sia sempre rimasta dalla fine dell’impero romano sotto l’influenza della citta’ di Roma.

La famosa musica Romagnola, quella delle ballate e della mazurka per intenderci, é in realtà un lascito austriaco. Sembra infatti che l’esercito austriaco, sceso in Romagna per difendere i confini papali, abbia favorito la diffusione del Valzer e degli altri balli in voga all’epoca in Austria e che gli originali e fantasiosi romagnoli una volta appresi i passi, li abbiano riproposti in una versione più semplice e genuina.

Il dialetto romagnolo nasce dal modo in cui i “locali” hanno fatto propria l’originaria lingua latina e dal suo adattamento da parte delle tribù Galliche che si stanziarono proprio in queste zone, non a caso alcune parole e numeri sono molto simili nella pronuncia a quelli francesi.

San Giovanni in Marignano é il paese delle streghe.

Nella notte tra il 23 ed il 24 giugno, in pieno solstizio d’estate, momento magico e denso di significati legati alla prosperità dei raccolti, si racconta che le streghe si riunissero per effettuare sortilegi, accendendo fuochi e praticando danze, quello che ogni anno rivive nella Notte delle Streghe, durante l’omonima festa che riempie l’intero paese di manifestazioni, stand e saltimbanchi per quasi una settimana.

Il borgo visto dall'alto

 

Informazioni utili e territorio, per saperne di più.

www.emiliaromagnaturismo.it
www.comune.san-giovanni-in-marignano.rn.it
www.info-alberghi.com/cattolica.php

 

6 Comments

  1. Marika ha detto:

    Brava Simo! Anche per quanto riguarda le visite guidate e la proloco, ammiro chi ha voglia di valorizzare il proprio territorio 🙂

  2. Ho letto il post canticchiandomi “Romagna miaaa, romagna in fioreee” 🙂 io adoro il dialetto romagnolo, è troppo simpatico sonoramente! Molto carino questo borgo!

  3. Anna ha detto:

    Che posto interessante mi piacciono i piccoli borghi di provincia.
    Brava bel racconto come sempre

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